Whetstone scrittore Elisabettiano
L’ambiente storico – culturale
George Whetstone, letterato ella seconda metà del XVI secolo(1) visse totalmente i problemi, le scelte e i mutamenti della sua epoca. Frequenti sono, nei suoi scritti, le espressioni tipiche dei pregiudizi, delle credenze e delle preoccupazioni, che riflettono il mondo intellettuale elisabettiano: scenario della sua formazione e dell’affermazione della sua opera. Whetstone aderì quasi incondizionatamente a tutti i modelli convenzionali dell’epoca, al punto da rendere i propri scritti quasi “a mirror for the mind of an Elizabethan gentleman of (2). I suoi libri riflettono il carattere di una società in espansione, ritratta nei suoi processi di mutamento, con tutte le difficoltà che un’epoca di trapasso comporta (3). Whetstone fu un autore minore, eppure fu considerato
..a person of some importance in the important but relatively eglected period which immediately preceded the emergence of Shakespeare(4).
Fu uomo di Corte, letterato, molto colto, di famiglia benestante(5). La sua giovinezza fu, tuttavia, funestata dalla perdita del padre e dei possedimenti (6). Ebbe, inoltre, difficoltà legali al ritorno dal suo viaggio in Italia (7). Appartenne, forse, ad una delle “Inns of Court’’(8) e partecipò alla vita avventurosa tipica del “gentleman” dell’epoca. È molto probabile, infatti, che egli abbia preso parte alla spedizione militare del 1565 in Olanda(9) e a quella del settembre 1578 in America, guidata da Sir Humphrey Gilbert.
A (Another) volunteer was George Whetstone who in place of a last will and testament hastened to leave to the world his Promos and Cassandra ...the list snows that Whetstone sailed with Carew Raleigh in the Vice-Admiral (ship), which was forced to return before Christmas. Whetstone, it may be added eventually died ‘’in partibus ultramarinis’’ (probably the Low Countries ), according to letters of administration issued on January 3, 1587-8 to his widow Anne(10).
Alla vita militare, cui partecipò accanto a personaggi illustri, quali Sir Walter Raleigh, pare fosse stato spinto dalle prime delusioni nella professione letteraria. E proprio sulla scia delle suggestioni procurategli dalla spedizione in Olanda, scrisse, in quello stesso anno The Honourable Reputation of a Souldier, che dedicò alla guerra, anche se la considerava “un male da cui non potesse derivare alcun profitto”. Nonostante il manifesto patriottismo, più che un libro sul tema della guerra, è un libro-guida alla moralità del buon soldato e una disquisizione sulla differenza tra la giustizia civile e quella militare, di cui la peggiore è, senz’altro, la seconda(11).
Con questo libro Whetstone quasi nega la propria esperienza militare, contraddicendo quanto aveva affermato nella sua prima opera The Rocke of Regarde, pubblicata nel 1576, che la critica aveva ritenuto autobiografica nella descrizione della vita militare(12). È nelle ultime opere, e in particolare nell’English Myrror (1586), che Whetstone lascerà emergere il proprio patriottismo e la considerazione più seria dei problemi politici. C’è, nella sua opera, una “crescita” progressiva, una maturazione umana e artistica, che si manifesta nel graduale abbandono della poesia per la prosa, dovuto anche ai forti influssi della morale religiosa, protestante e puritana, che avvertiva quotidianamente.
Il Rinascimento, con l’amore per le “humanae litterae” degli antichi, aveva rivivificato la passione per la sensualità e lo zelo per l’estetica. Ciò generava, negli scrittori dell’epoca, dei conflitti con i propri principi morali e religiosi, capisaldi della Riforma e del Puritanesimo nascente, e non sempre fu facile, per loro, conciliare le due tendenze. L’interesse della poesia e della prosa, secondo i più stretti canoni della religiosità vigente, doveva essere morale e spirituale, più che estetico, e la Bellezza e la Verità dovevano essere considerati i mezzi per perseguire il Bene. Sul piano politico, patriottismo e protestantesimo, uniti contro Mary Stuart e le invasioni straniere, costituivano un’unità inscindibile; la religione e l’azione politica si univano per correggere i mali pubblici e privati. Tutto questo si riflette nell’evoluzione dell’opera letteraria di Whetstone.
The Rocke of Regarde (1576) è un’opera costituita principalmente da versi e storie romantiche; in Promos and Cassandra (1578), si pongono i problemi della drammaturgia e alcuni problemi civici(13); An Heptameron of Civil Discourses (1582), cerca di introdurre la raffinatezza dei costumi sociali italiani attraverso novelle, giochi, Masques e sonetti (14); con A Mirrour for Magistrates of Cyties e A Touchstone for the Time(15) (1584) Whetstone è già in una nuova fase della sua produzione letteraria. Abbandona la parte artistica e di intrattenimento e diventa didattico e pratico: un patriota puritano e riformista. I suoi scritti raggiungono la maturità artistica con The English Myrror (1586), opera enciclopedica, dedicata alla regina Elisabetta I e divisa in tre parti(16).
Whetstone svolse principalmente a Corte la propria professione di letterato, risentendo della condizione tipica degli scrittori dell’epoca, per cui il successo letterario era strettamente legato alle amicizie giuste e al favore di un mecenate(17). Che anche Whetstone facesse parte di questa schiera di letterati, che cercavano la protezione dei potenti, per affermarsi come scrittori professionisti, lo dimostra la presenza delle Epistole Dedicatorie nelle sue opere.
Whetstone’s dedicatory epistles may sometimes be artfull rationalizations designed to establish plausible motives and to obscure the real one-a desire of patronage and political preferment. In each epistle the author explains why he felt called upon to write (18).
In questo suo tentativo di inserimento nell’ambiente letterario, ebbe modo di conoscere le opere dei letterati già affermati ai suoi tempi(19), fu amico di Gascoigne(20) e del suo figliastro Nicholas Breton(21). Sembra, inoltre, che fosse membro di una società, non riconosciuta ufficialmente, di aspiranti uomini di lettere, la fama della maggior parte dei quali è andata perduta. Suoi amici erano “Nicholas Bowyer, R(obert) C(udden), Humphrey Turner, Abraham Fleming, and John Wytton...”(22).
Nel panorama letterario del tempo, Whetstone, letterato che scriveva per la “ruling class”, manifestò viva e sincera simpatia per l’uomo comune, pur non dimenticando mai di far seguire alla sua firma la parola “Gentleman”(23).
L’opera per eccellenza dedicata alle classi popolari è The Censure of a Loyall Subject (1587), che ha la forma del Dialogo, con ambientazione popolare: il protagonista è un Sarto(24). Whetstone, infatti, pur avendo un gusto letterario molto raffinato, di stampo aristocratico, con una prosa elegante e difficile, alterna volentieri tutto questo a pezzi di realismo molto incisivi, specie nelle novelle(25).
Lo studio della Retorica era uno degli elementi fondamentali dell’istruzione dei giovani aristocratici elisabettiani(26) e influenzò anche Whetstone nella ricerca di uno stile prosastico. Si proponeva, infatti, di perseguire il decorum, che connotava uno stile appropriato, proporzionato e di buon gusto(27), anche se usava questa parola dandole un senso piuttosto vago. Se l’influsso del passato arrivava all’opera di Whetstone dallo studio dei classici e della Retorica, quello del presente trovava una fonte d’ispirazione stilistica nell’Eufuismo(28), che ne determinò alcune difficoltà nello stile, anche se lo interessò solo marginalmente. Non usò mai, ad esempio, l’amplificazione, mezzo retorico per espandere ed abbellire un tema, moltiplicando gli esempi, citando e ripetendo aneddoti e detti.
Whetstone ebbe molta considerazione per la cultura, nutrendo una grande fede nelle possibilità del sapere. Come tutti gli elisabettiani, considerava la cultura non solo la chiave del progresso e dell’ascesa dell’individuo, ma anche la fonte della virtù (29). La giustificazione morale è sempre presente nella sua opera. Nei suoi libri abbondano gli elementi che lo rendono “uomo del suo tempo”: dalla considerazione degli avvenimenti politici più significativi del primo periodo elisabettiano(30), alle considerazioni più strettamente culturali, che vanno dagli elementi base della sua istruzione, all’utilizzazione di tutto quanto aveva appreso, come contenuto essenziale della sua opera. Le epistole d’amore, le interpretazioni araldiche, il simbolismo, l’uso dei proverbi, l’alternarsi di prosa e poesia, sono tutte spie dei suoi interessi culturali, a cui vanno aggiunti: l’attenzione a ciò che è straniero e antico; la ricezione delle più diffuse teorie sull’uomo e il cosmo; lo studio della retorica e dei classici; una concezione, per certi versi, rinnovata e senz’altro più “terrena” della donna; l’amore per i viaggi sul continente; un forte patriottismo; il fanatismo per a Religione Protestante , più rivoluzionaria, rispetto alla Cattolica.
Il Viaggio in Italia.
Whetstone fu in Italia nel 1580(31).
It became the fashion of Elizabeth ’s time for young men of family, after a few years at college, to travel abroad, and especially to Italy , to complete their education. The travellers were (...) men who visited foreign countries in the spirit of Bacon’s essay, Of Travel, really to study and observe...(32)
L’importanza di questi viaggi sul continente era fortementesentita dai giovani letterati del tempo, che visitarono in numero sempre crescente le città europee: Parigi, Venezia, Vienna, Roma. Whestone arrivò in Italia dalla Francia e soggiornò a Torino, in una città del Ducato di Milano sulle rive del Po, di cui non cita il nome, poi a Bologna, a Roma, a Napoli, a Tivoli, a Loreto, a Ravenna e a Venezia(33).
Some wil (perchance more of envy to heare a stranger commended, then of pitie to bemone my hard fortune, or fowle usage) say, I have as just cause to complaine of iniuries received at Roane, Rome and Naples , as to commend the vertues and good entertainment of Segnior Philoxenus...(34)
Il risultato letterario di questo viaggio è appunto, An Heptameron of Civil Discourses(35) pubblicato nel 1582, ma ultimato intorno alla fine del 1581, esattamente un anno dopo il suo soggiorno italiano. Nella presentazione del suo libro, infatti, Whetstone dice:
...I have with well advised Iudgement, bethought me of such memorable Questions and devices, as I heard and sawbpresented, in this most noble Italian Gentlemans Pallace, the Christmass past...(36)
Whetstone, da perfetto uomo del suo tempo, viaggiava per apprendere, esprimendo, così, la propria concreta volontà di assimilare modi, costumi, tradizioni, che non gli appartenevano. Da questo punto di vista, “he is to be another Italianate Englishman an importer of literary materials and ideals from the warm South”(37). Il Rinascimento italiano gliene offriva l’occasione e il materiale, mentre tutta la cultura italiana influenzava le lettere, i costumi, i modi di vita e anche il dramma elisabettiano:
Some of the playwriters (...) were men of travel: “Italianated” Englishmen, who returned home with their heads full of the ideas and culture of the Ford and Marston do not hesitate to introduce Italian dialogue into their plays, for many of the dramatists were University men, and the Italian language was studied at Oxford and Cambridge along with Latin and Greek(38)
Il viaggio in Italia rappresentò, per Whetstone, non solo l’opportunità di conoscerne luoghi, bellezze e monumenti, ma anche il mezzo per avvicinarsi alla produzione letteraria italiana, in parte ancora sconosciuta in Inghilterra, e di comprendere ed assimilare le basi della cultura classica e umanistica, che profuse, poi, ampiamente, nelle sue opere.
Le Fonti Italiane
Whetstone utilizzò molte fonti italiane, che conosceva senz’altro direttamente o in traduzione, anche se nella sua opera non le cita mai testualmente e, solo raramente, pone in margine una nota, che rimanda alla fonte originaria. In un’opera così densa di motivi, non sempre è facile individuare con precisione la fonte immediata, anche perché molti temi sono ripresi dalla mitologia, dalla cultura classica o da storie narrate da più autori, o addirittura, tramandate oralmente, riadattate, poi, da Whetstone in uno stile proprio. Leggendo i libri degli altri autori ne faceva, evidentemente, propri gli argomenti, al punto che, capitava, che confondesse i personaggi e le situazioni delle novelle o degli esempi interni alla cornice; che scambiasse Aristotele con Platone o riportasse intere frasi senza citarne la provenienza: segno di una totale rielaborazione della materia.
Tra gli autori italiani il cui influsso è molto chiaro sull’opera di Whetstone ci sono senz’altro Castiglione e Bembo, da cui trasse spunto per la struttura e i temi; per i versi tenne presente la poesia di Petrarca e, per la narrativa in prosa, la novellistica di Boccaccio, Bandello e Giraldi Cinthio. Delle novelle boccacciane scelse quelle dal tema religioso, dando una rappresentazione negativa del clero cattolico(39). Questo divenne uno degli argomenti preferiti da tutti gli autori protestanti e anticattolici, che consideravano la Chiesa e il papato un ricettacolo di avidità e blasfemia(40).
Whetstone incluse nelle sue opere adattamenti di novelle di Bandello. Tra le più famose: Rinaldo e Gilletta in The Rocke of Regarde (1576):
...Whetstone had been interested in this story especially because of the opportunity it offered of writing two antithetical “love-passion” akin to those which Belleforest had grafted upon Bandello’s narrative, and which had been translated into English, if not by Fenton, at least by Painter. But he may have yielded to a genuine moral purpose...in this third part...(41)
Dall’English Myrror (1586) Pruvost riporta la seguente citazione da Bandello, III, 19:
The Emperor Tyberius put the Priests of the Idoll Ambis to the sworde, because they were the instrument for the wanton knight Mundus to commit adultery (but their deceipt) with the caste Romaine Ladie Pauline.
In Aurelia, il III giorno, nel corso della discussione, si allude a Romeo and Juliet e il V giorno c’è una breve allusione a The Duchesse of Malfi e a The Countess of Celant(42). Sull’adattamento de La Duchessa d’Amalfi(43) Pruvost(44) nota come questa novella sia stata più volte ripresa dagli elisabettiani, perché si prestava a divulgare alcuni principi puritani. Il Cardinale d’Aragona, infatti, è considerato lo strumento della vendetta divina sulla Duchessa, che ha sposato segretamente il suo maggiordomo, disonorando la famiglia.
La novella narrata, invece, da Whetstone nella seconda giornata dell’Aurelia, The Rare Historie of Promos and Cassandra, prende spunto dalla stessa storia narrata da Giraldi Cinthio nei suoi Ecatomiti(45). Whetstone ne dà una versione quasi fedele alla fonte, ma dalla prosa più breve, incisiva ed efficace, pur non mancando parti altamente retoriche.
L’individuazione delle fonti(46) sollecita, naturalmente, il problema dell’analisi del metodo compositivo di Whetstone. Traduce da opere straniere, ma, di frequente, queste traduzioni sono interrotte da lunghi passi di sua invenzione: questo dimostra che vuole far suo ciò che scrive, rimanendo implicitamente fiducioso nelle capacità del lettore di comprendere le sue allusioni. Lo stesso avviene per la poesia: prende spunto da alcuni temi, ad esempio di Petrarca, ma i versi e il modo in cui tratta gli argomenti non hanno niente della versificazione quasi musicale del poeta italiano.
Nonostante tutti i prestiti, le traduzioni, le citazioni vaghe, e, a volte imprecise, l’opera rimane di Whetstone solo. Anche dove il materiale è convenzionale e la prosa utilizza tutti gli espedienti retorici cari al “gentle reader” dei suoi tempi, lo stile ha vigore, chiarezza e conserva una propria individualità: la mente, infatti, selezionava il materiale acquisio da opere altrui, provvedendo a nuove sintesi e ponendo nuovi problemi.
Aurelia è un’opera che trova il proprio fondamento più che nella vita reale, nel mondo culturale del Rinascimento, anche se, con l’ambientazione presso una corte italiana, descrive, con dovizia di particolari, lo spaccato di un quadro di vita cortese.
Note
1 La data di nascita di George Whetstone non è certa. Si pensa che sia nato intorno al 1550 e morto intorno a 1587, ma i biografi non sono del tutto d’accordo. In un articolo di Mark Eccles, “George Whetstone in Star Chamber”, in The Review of English Studies, vol. XXIII, n. 132. November 1982, pag. 385, si legge:
“Sir Sidney Lee in the DNB conjectured that Whetstone was born about 1544; but Izard came much closer by suggesting a date about 1551. ‘George Whetstone’ was in fact christened on 27 July 1550 at St. Lawrence in the Old Jewry, the church near the Guildhall where Middleton was christened in 1580. The entry is in both the original paper register and a transcript made in 1598, which was printed by the Harleian Society in 1940’’.
2 T. C. Izard, Whetstone: mid-Elizabethan Gentleman of Letters, New York 1942, chap. IV, pag. 119.
3 Ivi, chap. IX, pag. 259-260:
“...Whetstone was not a man of the future. He was definitely, as most writer are, a product of his own age and the ages preceding it. Rarely if even does he express a sentiment, an opinion, a prejudice, or an idea that cannot be duplicated many times over among his contemporaries and predecessors. Such a statement, however, does not by any means constitute complete disparagement. His prose in clarity and vigor is well above the average for mid-Elizabethan times...It would be hard to find a single writer, who more accurately represents the mid-Elizabethan years-roughly a decade in which he was active in literature. Nor is the process of reading him always a base, mechanic exercise to be endured merely as training for the reading of his more prominent fellows”.
4 Ivi, chap. I, pag. 5. Il riferimento di Izard è, qui, proprio all’Heptameron (1582), prima edizione di Aurelia (1593).
5 Da: “George Whetstone” in DNB, s. v., vol. XX, pagg. 1360-1:
“...(He) was related to a wealthy family of Whetstones, which owned in the XVI century the manor of Walcon in the parish of Bernack, near Stamford in Lincolnshire. He seems to have been a native of London and third son of Robert Whetstone who owned a tenement called ‘the three Gilded Anchors’ in westcheap and five messuages in Gutter Line. His mother was Margareth, sister and coheiress of Francis Bernard of Suffolk. The father Robert Whetstone died in 1557, leaving five sons: Robert (aged 17), Bernard, George, Francis and John’.”
6 Cfr. M. Eccles, “George Whetstone in Star Chamber”, in op.cit., pagg. 389-91.
7 Cfr. T.C. Izard, op. cit., chap. I, pag. 26.
8 Izard, op. cit., chap. I, pag. 13:
“There is evidence, however, to support a conjecture that he was in 1576 a student at one of the Inns of Court. His The Rocke of Regarder, signed ‘from my lodgings in Holborn, October 15, 1576’, contains poems addressed to other youngmen who were matriculated at the neighbouring Inns of Court; among these poems is one addressed to ‘my friends and companions at Furnival’s Inn’. Complete Register of Furnival’s Inn for the period in question are not available. At any rate his residence in the neighborhood of the Inns of Court doubtless served to intensify any impulse to write which he may previously have entertained. The neighborhood had long been a center of literary activity’’.
9 Ivi, chap. VI, pag. 163:
“Whetstone’s alleged military compaigns prior to 1585, therefore, dissolve into this fiction. The long awaited departure of the British expeditionary force the Low Countries in 1585 probably provided the stimulus for Whetstone’s little book. In fact, when Leicester sailed in December there was a Whetstone among ‘the Earl’s gentlemen’- doubtless George’s elder brother, Bernard Whetstone, who was granted an augumentation to his coat of arms by Leicester, in September, 1586. Our author’s concern with The Honorable Reputation of a British Soldier is therefore intimate and personal. He himself later received an appointment which caused him in August 1587 to join the forces in Holland”.
10 Mark Eccles, ‘’Arthur Massinger’’, TLS, 16 July 1931.
11 T. C. Izard, op. cit., chap. VI.
12 Quattro le parti dell’opera i cui titoli non sempre sono attinenti al contenuto:
a) The Castle of Delight;
b) The Garden of Unthriftinesse;
c) The Arbour of Vertue;
d) The Ortchard of Repentance. (Cfr, T. C. Izard, op. cit., chap. II)
13 Cfr. T. C. Izard. op. cit., chap. III.
14 Ivi, chap. IV.
15 Ivi, chap. V.
16 Questi i sottotitoli dell’opera: 1) Conquest of Envy; 2) Envy conquered by Vertue; 3) A Fortris against Envy. (Cfr. Izard, op. cit., chap. VII).
17 A Corte esisteva una particolare situazione per i letterati. Qui, infatti, era di moda scrivere, ma non pubblicare; i manoscritti circolavano privatamente e venivano stampati solo per amicizia, per correggere degli errori nelle traduzioni o per attirare l’attenzione del “mecenate”. (Sugli scrittori di corte: Cfr. Izard, op. cit., chap. II, pag. 37 e G. Ph. Krapp, The Rise of English Literary Prose, New York 1915, chap. VI.).
18 T. C. Izard, op. cit., chap. IX, pag 240.
19 Ivi, chap. I, pagg. 20-21.
20 Whetstone scrisse, nel 1577, l’Elegia A Remembrance of G.Gaskoigne per commemorare la figura dell’amico dopo la morte (Cfr. Izard, op. cit., chap. IX, pag. 230). La composizione di Elegie ed Epitaffi gli fece guadagnare la fama di “primo biografo” elisabettiano.
21 Ivi, chap. I, pag. 16
22 Ivi, pag. 15.
23 Nelle Novelle narrate in Aurelia ci sono alcuni personaggi delle classi popolari, descritti con molto realismo, che hanno quasi sempre la funzione di dimostrare come il popolo, tenuto nell’ignoranza, sia credulone e superstizioso. È il caso, ad esempio, del personaggio di Farina nella novella di Frate Inganno, narrata il IV giorno.
24 Cfr. Izard, op. cit., chap. VIII.
25 In Aurelia, le parti più difficili ed eleganti nello stile sono riservate alla “cornice”; le novelle hanno, invece, una narrazione più facile e scorrevole.
26 T. C. Izard, op. cit., chap. IV, pag. 120:
“Schoolboys in XVI century England were sistematically drilled in rhetorical methods, particularly in the writing of epistles, themes and orations. This interest, a natural result of the avid study of the classic languages fostered by the new learning, was in Whetstone’s time by no means restricted to pedants and schoolboys”.
Da: D.J. Harris (a c.d.) Elizabethan Prose, London 1968, (introd. a) pag. 16-17:
“The study and use of rhetoric had as serious a justification as any other great Elizabethan tenet. First, it was grounded on the very same laws as governed the universe, the great principle of ‘decorum’, of what was right and harmonious pattern. The study of rhetoric was the attempt to discover in detail what the laws of language involved. This man could do by the use of judgement and reason; by recognizing the where a writer had written effectively and then discovering what he had done which made his writing effective (...) The study covered the choice of words, the arrangement of words in phrases and clauses (including syntax, correlations, euphony and rhythmical patterns) and the many tropes and figures. Those same memorable sayings would be re-examined in this new light, to discover how the writer had made them memorable. The rhetoricians had catalogued, classified and minutely distinguished the means whereby various effects were produced; the textbook most commonly used gives 132 devices (without the subdivisions).”
27 T. C. Izard, op. cit. chap. III, pag. 75.
28 J. J. Jusserand, The English Novel in the Time of Shakespeare, London 1890, chap. III, pag. 107: “It consists in an immoderate, prodigious, monstruous use of similes, so arranged as to set up anthiteses in every limb of the sentence. What is peculiar to the English imitators, is the employment of allitteration, in order to better mark the balance of the sentences written for effect. Finally, the kind of similes even has something peculiar: they are for the most part borrowed from an imaginary ancient history and a fantastical natural history, a sort of mythology of plants and stones to which the most extraordinary vertues are attributed”.
29 Gli elisabettiani ritenevano che l’Uomo, solo coltivando i propri poteri intellettuali, potesse permettere all’essenza divina, che era in lui, di innalzarne l’eccellenza e mettere a nudo la sua perfetta armonia. Cfr. D. J. Harris, op. cit. (introd. a), pag. 5.
30 Il primo periodo elisabettiano va dal 1558, anno dell’ascesa al trono della regina Elizabeth I, al 1587, anno dell’esecuzione di Mary Stuart. Gli avvenimenti storici del periodo sono così riassunti da L. Magnus, nell’introduzione al suo libro Illustrating Elizabethan Poetry, London 1906; introd. pagg. 16-17:
“To these thirty years belongeth the Act of Uniformity; the assassination of the Regent Moray, and the other incidents of the dreary romance woven round Mary’s fascinating personality. In the Documents of the same period there was published the Papal Bull of Pius V, declaring Elizabeth a heretic, and the foreign policy of this generation was marked by the harrassing and piratical expeditions undertaken largely on their own responsability by English seamen against Philip of Spain. A more definite tendency was given to these movements towards the end of the period by English intervention in the Netherlands, and by Drake’s fine exploits in the West Indies and at Cadiz”.
I particolari avvenimenti politici dell’epoca determinarono una serie di mutamenti che interessarono il settore economico, quello sociale e, non ultimo, quello culturale. Il sorgere e l’affermarsi di una nuova classe sociale, ad esempio, portò alla formazione di un pubblico letterario, che esprimeva esigenze culturali nuove, che gli scrittori elisabettiani dovevano soddisfare.
31 Riferimenti a questo viaggio si trovano oltre che, naturalmente, nell’Aurelia (1593), anche in The Honourable Reputation of a Souldier (1585), nella dedica a Sir William Russell; in The Censure of a Loyall Subject (1587), pagg. 58-62, in J. P. Collier edition, e in The English Myrror (1586), pagg. 156-58 e 165.
32 M. A. Scott, op. cit., (II), chap. I, part. II, pag. XLIII.
33 Cfr. Cecioni, “Un adattamento di due novelle del Boccaccio nello Heptameron of Civil Discourses di George Whetstone (1582), in Galigani (a c.d.), op. cit., pag. 185, nota 3.
34 Aurelia, The Paragon of Plesure and Princely Delights, ed. by R.Jones, London 1593, “To the friendly Readers”, F. A2 v.
35 I edizione di Aurelia (1593).
36 G. Whetstone, op. cit., “To the friendly Readers”, A2 r.
37 T. C. Izard, op. cit., chap. II, pag. 85. La quantità di scritti letterari italiani, soprattutto novellistica, divulgati in Inghilterra nel XVI secolo era veramente enorme. J. J. Jusserand, op. cit., chap. II, pag. 85: “The Italian novels had the better of it in Elizabethan times; they were found not only ‘in every shop’, but in every house; translations of them were easily reading of Shakespeare, and as they had an immense influence not only in emancipating the genius of t h e dramatists of the period, but, what was of equall importance, in preparing an audience for them...” Con una descrizione molto suggestiva Jusserand nota come i costumi si adeguassero, ormai, a quelli continentali (pagg. 88-89):
“‘When the armour, worn less often, began to grow rusty in the great halls and the nobles, coming forth from their coasts-in-mail like the butterfly from the chrysalis, showed themselves all gliste- ning in silk, pearls in their ears, their heads full of Italian madrigals and mythological similes, a new society was formed, salons of a kind were organized, and the role of the women was enlarged”.
38 M. A. Scott, op. cit., (I), Baltimora 1895, introd. pag. 3.
39 Aurelia, IV Day, Nov. 3.
40 Boccaccio, pur essendo cattolico, diede sempre una rappresentazione vera della vita religiosa a lui contemporanea: non peccò mai di ipocrisia, rivelando le trasgressioni e gli errori del clero, sempre con un sorriso ironico, che rendesse piacevole la lettura e producesse un atteggiamento critico, il cui risultato si è, poi, rivelato senz’altro più efficace della sentenziosità di Dante sull’argomento.
41 R. Pruvost, op. cit., chap. I, par. 5, pag. 73
42 Ivi, par. VII, pagg. 93-94
43 Bandello, Novelle, I , 26.
44 Op. cit., chap. VII, pag. 98.
45 Deca, VIII, Nov. 5
46 Si allude, qui, in maniera specifica, alle fonti italiane, ma lo stesso discorsovele per quelle inglesi e di altra provenienza