V NOVELLA

The Rare History of Promos and Cassandra(24), reported by Madame Isabella.

La storia è ambientata ai tempi di Corvino, re di Bohemia e castigo dei Turchi, che, per meglio governare le città del suo regno, manda in ognuna di esse un valido magistrato(25). Tra gli altri affida la luogotenenza di Iulio a Lord Promos(26), che con il suo governo libera la città da molti vizi antichi e ne punisce parecchi dei nuovi.

In this citie there was an olde custome (by the suffering of some Magistrates, growen out of use) that what man soever committed Adultery, should lose his head; and the woman offender should ever after be infamously noted by the wearing of some disguised apparell: for the man was helde to be the greatest offender, and therefore had the severest punishment. Lord Promos, with a rough execution, revived this Statute, and in the highest degree of iniurie, brake it himselfe, as shall appeare but the sequell of Andrugioes adventures (M2 r - M2 v).

Andrugio ha violato quest’ordinanza con il favore della bella Polina; per invidia è accusato e condannato a morte da Lord Promos(27). Cassandra, sorella di Andrugio, cerca, allora, di intercedere per il fratello, prostrandosi ai piedi di Promos e implorandolo perché lo salvi:

Most nobel Lord, and worthy Iudge, vouchsafed, me the favour to speake, whose case is so desperate, as unlesse you beholde mée with the eyes of mercie, the frayle trespasse of condemned Andrugio, my Brother, will be the death of sorrowfull Cassandra, his innocent Sister. I will not presume, to excuse his offence, or reproch the Law of rigor: for in the generall construction, hée hath done most evill, and the Law hath iudged but what is right: But (reverent Iudge, pardon that necessitie maketh me here tell, that your wisdome already knoweth). The most Soueraigne Iustice is crowned with Laurell, although she be gift with a Sword: And this priviledge she giueth unto her Administrators: that they shall mitigate the severitie of the Law, according to the qualitie of the offence. Then, that Iustice be not robbed of her gratious pittie, listen good Lord Promos, to the nature of my Brothers offence, and his able meanes to repayre the iniurie, He hath defiled no nuptiall Bed, the stain whereof dishonoureth the guiltlesse Husband: He hath committed no violent Rape. In which Act the iniured maid can have no amends. But with yéelding consent of his Mistresse, Andrugio, hath onely sinned through Loue, and never ment but with Mariage to make amendes (M2 v)(28)

Promos più che ascoltare le sue parole si sente attratto dalla sua bellezza. Tuttavia, rimane imperturbabile e le risponde che la sua richiesta potrebbe essere soddisfatta solo violando la Legge. Quando Cassandra gli risponde che i giudici possono essere al di sopra delle leggi, Promos le fa capire che c’è una speranza, ma “demaunded the spoyle of her Virginitie, for raunsome of her Brothers libertie” (M3 r). Cassandra, sdegnata, sa che non potrebbe mai cedere ad un così vile ricatto. Va, allora, a salutare il fratello, che ritiene, ormai, condannato. Andrugio, disperato, cerca di convincere la sorella a cedere:

Swéete Cassandra (quoth he) that men love, is usual, but to subdue affection, is impossible: and so thorny are the motions of incontinent desire, as to finde ease, the tongue is o n l y occupied to perswade. The purse is ever open to entice, and where neither words nor Giftes can corrupt (with the mighty) force shall constraine, or dispight avenge. That Promos doe loue is but iust, thy beauty commands him. That Promos be refused is more iust, because consent is thy Shame. Thou mayst refuse and liue: hée being reiected. I die: For wanting his will in thée, he will wreake his téene on me. This is my hard estate: My life Lyeth in thy Infamie and thy honour in my death. Which of these evilles be least, I leave for thee to iudge (M3 v)(29).

Cassandra, rattristata, risponde che ritiene la morte un male minore del disonore, che la costringerebbe a vivere per sempre senza la considerazione di nessuno. Andrugio, invece, pensa che basti mantenere il segreto e tutti e due potrebbero continuare a vivere. C’è, poi, sempre la pur labile speranza che Promos la sposi. Questa preghiera accorata di Andrugio fa sì che Cassandra ceda:

(Cassandra) weary of her own life, and tender over her brothers, with teares of her lovely eyes, bathed his chéeckes, with this confortable sentence. Live Andrugio, and make much of this kisse, which breateth my honour into thy bowels: and draweth the infatuo mie of thy first trespasse into my bosome. (M4 r)(30).

Nonostante ciò Lord Promos manda ugualmente il boia alla prigione di Andrugio per farlo decapitare. Fa recapitare, poi, alla sorella la testa mozzata accompagnata da queste brevi righe:

Fayre Cassandra, as Promos primist thée From prison loe, he sends thy Brother frée (M4 v)(31)

Quella che Cassandra riceve, però, non è la vera testa di Andrugio. Questi, infatti, è riuscito a commuovere anche il boia, che lo salva e manda alla sorella la testa di un altro giovane decapitato, che gli assomiglia(32).

Cassandra, addolorata e offesa per questo nuovo oltraggio medita vendetta, ma, non avendo, da sola, poteri e mezzi, va dal re Corvino decisa a raccontargli tutto. Il re promette di intervenire e, dopo qualche tempo, giunge personalmente a Iulio, procedendo contro Promos e tutti quelli come lui “for well he knew that Birdes of a feather would flie together” (N r).

Cassandra, pur vergognandosene, accusa Promos pubblicamente e il popolo chiede giustizia. Inutili si rivelano le accuse di Promos e i suoi tentativi di riparare al torto commesso: il re lo condanna alla stessa pena di Andrugio, ma non prima che abbia sposato Cassandra. Una volta divenuta sua moglie, la donna cerca ancora di intercedere, questa volta presso il re e a favore del marito:

...swéete Cassandra, who (simply) by vertue overcame the spight of Fortune: in this mariage was charged wyth a new assault of sorrow, and preferring the dutie of a wife, before the naturall zeale of a Sister, where she before prosecuted the revenge of her brothers death, she now was an humble suter to the King for her Husbands life (N v)(33) Corvino, però, non potendo inimicarsi il popolo, che ne aveva chiesto la condanna, è irremovibile(34). L’eco dell’imminente esecuzione di Promos giunge, per bocca di un clown, fino ad Andrugio, che vive da fuorilegge, vagando in una foresta. A questa notizia torna in città travestito da eremita, per assistere all’esecuzione. Constatato il dolore della sorella, svanisce tutto l’odio che prova per Promos e lo considera quasi un amico. Così, facendosi riconoscere, racconta al re le sue avventure e chiede pubblicamente la grazia. Il re perdona Promos; è felice per Cassandra e concede il perdono anche ad Andrugio, a condizione, però, che sposi Polina. Thus, from betwéene the teeth of danger, every partie was preserved, and in the end established in their harts desire (N2 v)

Note

24 Nella prima nota in margine al racconto si legge: This historie for rareness thereof, is lively set out in a comedie, by the Reporter of the whole worke, but yet never presented upon the stage (M2 r). Si tratta, dunque della riduzione in prosa della commedia omonima scritta da Whetstone nel 1578 per le scene, ma mai rappresentata. Whetstone conosceva la storia, perché narrata da Giraldi Cinthio negli Hecatommithi, (1565), Deca. VIII, Nov. 5. Alcuni elementi non rinvenibili in Cinthio si trovano in una commedia di Rouillet, Philamira, (1556). È possibile che Whetstone ne abbia visto la rappresentazione al Trinity College di Cambridge nel 1564-5, dato che il fratello Bernard si iscrisse a quel College nel 1563. La novella di Whetstone fu, inoltre, fonte di Shakespeare per Measure for Measure, naturalmente mista ad altre fonti.

25 L’interesse di Whetstone per le cose guridiche si manifesta in diverse sue opere, prima fra tutte The English Myrror (1586), (cfr. Izard, op. cit., chap. VII, pag. 205). In questa novella, come nella commedia, il suo interesse si concentra sul problema della corruzione civica. Izard, op. cit., chap. III, pag. 65: “It was Whetstone’s consuming interest in civic corruption... He wishes to show that ultimate heads of government are competent and just but that government is administred by underlings who are increasingly incompetent and dishonest as they approach the lowest ranks of officialdom”. Whetstone era figlio di un ricco uomo d’affari londinese, quindi era inevitabile che avesse un certo grado di conoscenza dei problemi legali e ne provasse interesse. Anche questo sembra avvalorare l’ipotesi che egli appartenesse ad una della “Inns of Court”.

26 I nomi dei personaggi della fonte sono diversi: Whetstone Cinthio Corvino Massimiliano il Grande Promos Iuriste Cassandra Epitia Andrugio Vico In Cinthio, Ecatommithi, ovvero cento novelle, Deca. VIII. Nov. 5, in Raccolta di Novellieri Italiani, Firenze, 1832-33, vol. IV, pag. 2103, si legge: “Mentre questo gran signore, (Massimo il Grande) che fu raro esempio di cortesia, di magnanimità, e singolare giustizia, reggeva felicissimamente lo imperio romano, mandava sui ministri a governare gli stati che fiorivano sotto il suo imperio e, fra gli altri, mandò al governo d’Ispruchi un suo famigliare, che molto caro gli era, chiamato Iuriste...”

27 Giraldi Cinthio, op. cit., pag. 2104: “Avvenne che un giovane della terra, Vico chiamato, fe’ forza ad una giovane cittadina di Ispruchi, onde ne fu fatta querela ad Iuriste. Ed egli di subito il fece prendere, e confessata ch’egli ebbe la violenza fatta alla vergine, il condannò secondo la legge di quella città, che volea che tali fossero condannati alla pena della testa, se bene anco si disponessero a pigliarla per moglie”.

28 Ibidem: “Aveva questi (Vico) una sorella, che vergine era, e non passava diciotto anni, la quale, oltre ch’era ornata di estrema bellezza, aveva una dolcissima maniera di favellare, e portava seco una presenza amabile, accompagnata da donnesca onestà. Costei, che Epitia avea nome, sentendo essere condannato a morte il fratello, fu sopra presa da gravissimo dolore; e deliberossi di volere vedere s’ella potesse, se non liberare il fratello, almeno ammollirgli la pena...se ne andò ad Iuriste, e il pregò ad avere compassione a suo fratello, e per la poca età, però che egli non passava sedici anni, la quale il faceva degno di scusa e per la poca esperienza, e per lo stimolo ch’amore gli aveva al fianco; mostrandogli, che era opinione dei più savi, che l’adulterio commesso per forza d’amore, e non per fare ingiuria al marito della donna, meritava minor pena, che chi per ingiuria il faceva, e che il medesimo si doveva dire nel caso del suo fratello, il quale non per ingiuria, ma spinto da ardente amore, quello fatto aveva, per cui condannato egli era; e che in amenda dell’errore commesso, egli era per pigliare la giovane per mogliere”.

29 Ivi: in Cinthio, op. cit., pag. 2105, Vico così prega Epitia: “Vorrai tu forse, disse, Epitia, vedermi la mannaia sul collo? e, troncato quel capo, che teco è di un medesimo ventre, e da un medesimo padre generato, e teco insino a questa età cresciuto, e nelle discipline teco nutrito, gittato a terra dal manigoldo? Ahi sorella, possan tanto in te le ragioni della natura, del sangue e l’amorevolezza che è sempre stata fra noi, che tu, potendo, come puoi, mi liberi da così vituperoso e miserabile fine. Ho errato, il confesso; tu, sorella mia, che puoi correggere l’errore mio, non mi essere avara del tuo aiuto. Hatti detto Iuriste che ti potrebbe pigliare per moglie; e perché non dei tu pensare che così debba essere? ...e così, salvo il tuo onore, fie salva insieme del tuo fratello la vita”.

30 Ibidem: “Piangeva Vico, queste parole dicendo, ed insieme seco piangeva Epitia, la quale, avendo abbracciata al collo Vico, non prima la lasciò che fu costretta, vinta da’ pianti del fratello, di promettergli che a Iuriste si darebbe, poi che così a lui pareva, quando gli volesse salvare la vita, e la mantenesse nella speranza di pigliarla per moglie”.

31 La versione di Cinthio, op. cit., pag. 2105, narra: “...avendo cenato insieme, Iuriste ed Epitia, se n’andarono poscia a letto, e si prese il malvagio della donna compiuto piacere; ma prima ch’egli andarsi a giacersi colla vergine, in vece di liberare Vico, commise che subito gli fosse tagliata la testa... Venuta la mattina, Epitia scioltasi dalle braccia di Iuriste, il pregò con dolcissima maniera che gli piacesse di adempire la speranza ch’egli data l’avea di pigliarsi per moglie, e che, fra tanto, le mandasse libero il fratello. Ed egli le rispose, che gli era stato carissimo l’esser stato con esso lei, e che le piaceva ch’ella avesse conceputa la speranzza ch’egli l’aveva data, e che a casa il fratello le manderebbe. E così detto, fe’ chiamare il prigioniero, e gli disse: ‘Vanne alla prigione, e tranne fuori il fratello di questa donna, e conduciglielo a casa. Epitia ciò udito, piena di molta allegrezza a casa se n’andò, aspettando liberto il fratello. Il prigioniere, fatto porre il corpo di Vico sopra la bara, gli mise il capo a’ piedi, e copertolo di panno negro, andando egli avanti, il fe’ portare ad Epitia; ed entrato in casa, fatta chiamare la giovane: Questo è, disse, il fratel vostro, che vi manda il Signor Governatore, libero dalla prigione. E così detto fe’ scoprire la bara, e le offerse il fratello in quella guisa ch’avete udito. Io non credo che la lingua potesse dire, né comprendere umanamente, quale e quanto fosse l’affanno e il cordoglio di Epitia, veduto offerirsi quel fratello, in quella guisa morto, ch’ella aspettava con somma allegrezza di vedere vivo, ed assoluto ad ogni pena.”

32 Questa parte non c’è in Cinthio, nella cui novella Vico viene ucciso davvero.

33 Cinthio, op. cit., pag. 2107: “...Epitia, che così ardente era stata contra lui, udita la sentenza dell’imperatore, dalla sua naturale benignità giudicò che non fosse cosa degna di lei, che dapoi che l’imperatore avea voluto che Iuriste suo marito fosse, ed ella per tale l’avea accettato, consentisse che gli fosse per sua cagione data morte: parendolo che ciò le potesse esser più tosto attribuito ad appetito di vendetta, ed a crudeltà, che a desiderio di giustizia. Per la qual cosa, piegando tutto il pensiero alla salute del cattivello, se n’andò all’Imperatore; ed avuta licenza di parlare, così disse: Sacratissimo Imperatore, la ingiustizia e la ingratitudine, che usata m’aveva Iuriste, me indussero a chiedere giustizia contra lui da vostra Maestà... Ma, come prima che sua moglie fussi, devea desiderare che vostra maestà a quella morte il condannasse, alla quale ella giustissimamente condannato l’ha, così ora, poi che a lei piaciuto è che con santo vincolo del matrimonio io sia ad Iuriste legata, mi terrei, se alla sua morte consentissi, meritar nome di spietata e crudel donna, con perpetua infamia; il che sarebbe effetto contrario alla intenzione di vostra maestà, la quale colla sua giustizia ha cercato l’onor mio. Però, sacratissimo impera- tore, acciocché la buona intenzione di vostra maestà il suo fine conseguisca, e l’onore mio senza macchia se ne rimanga, pregovi umilissimamente e con ogni riverenza, a non volere che per la sentenza di vostra maestà, la spada della giustizia sciolga miseramente quel nodo, col quale ha piaciuto a lei con Iuriste legarmi”.

34 Nella fonte l’imperatore concede la grazia a Iuriste. Tutta la storia è pervasa da un forte moralismo. In particolare, l’insistenza di Isabella sull’innocenza di Cassandra e il dilungarsi sui suoi dubbi prima di cedere a Promos, testimoniano la volontà del narratore di voler dimostrare come l’atto di Cassandra non sia volontario, ma frutto di una costrizione esterna.