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     Per tutto il secolo successivo il pubblico del Decameron fu costituito dalla nuova borghesia e da alcuni esponenti dei cosiddetti circoli colti, che lo apprezzarono per lo stile e la lingua, più che per il contenuto. Il ’500 inglese ebbe il merito di scoprire “Boccaccio-novelliere”. Tuttavia, si tralasciò la considerazione della vasta tematica boccacciana, soprattutto per ragioni morali e pregiudizi(17) Forti limitazioni, dunque, influirono sulla scelta delle novelle facendo preferire quelle che riferivano di comportamenti esemplari. Quando si riportavano dei racconti ritenuti non edificanti, se ne dava giustificazione nelle prefazioni, indicandoli, comunque, come esempi da non seguire; oppure, venivano rimaneggiati e, quindi, modificati in maniera da risultare conformi alle esigenze della morale del paese, che li accoglieva. Le novelle divennero veicolo di discredito per il clero cattolico; i personaggi borghesi venivano “trasferiti” nelle classi nobiliare e gentilizia, in cui si impartivano le giuste norme per formare il perfetto cortigiano o il cittadino rispettoso dell’ordine costituito(18). L’autore elisabettiano, in questo modo, non faceva altro che svolgere il proprio compito: un’azione edificante, che lo costringeva a modificare e limitare la vera essenza delle beffe boccaccesche(19).
  Galigani osserva:
“...è senz’altro curioso notare come questa cecità nei riguardi del significato morale complessivo dell’opera, paradossalmente sia stato dettato proprio da considerazioni di carattere moralistico. La licenziosità di alcune novelle interpose una pesante cortina tra l’opera del certaldese e i suoi modesti adattatori inglesi"(20).
  
   Il ’500 inglese non intuì il valore unitario del capolavoro boccacciano, tanto che la prima traduzione integrale dell’opera si ebbe solo nel 1620. La prima Novella, tradotta da Sir Thomas Elyot, che la inserì nella sua opera The Governour (1531), fu quella di Tito e Gisippo.
    Per Margareth Schlauch:
Elyot’s treatment is free in matters of detail, since he employs his own tecniques in the discourses, omits and adds various ornaments of Style (rhetorical questions, mythological allusions, sets of balanced sentences, etc.). He heightens the gestures of emotional friendship between the two men while leaving the heroine as pallid as ever. The language, though studied and higly literary, is at the Same time pleasingly fluent(21).
   Nel 1587 fu edita la traduzione di Amorosa Fiammetta(22), il cui risultato sembrò un po’ artificioso e sentimentale, ma importante, secondo la Schlauch(23), perché offriva un primo esempio di narrazione da parte dell’eroina della storia. Le sue esperienze erano riferite con un effetto “in crescendo”, proprio grazie alla forma autobiografica.
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Note:

17 G . Galigani, “Boccaccio nel Cinquecento inglese”, in G. Galigani (a c.d.) op.cit., pag 35:
“L’assenza di una visione prospettica del Decameron nel suo complesso portò con sé il mancato riconoscimento di una buona parte dei temi dorsali dell’opera. La celebrazione dei fasti dell’ingegno, dell’acume e della saggezza in tutte le loro manifestazioni passò inosservata; il tema della fortuna fu forse quello che trovò più favore, ma fu piegato a intenti immediatamente moralistici; il tema dell’amore ebbe qualche eco in una generica platonizzazione, che si discosta nettamente dai due poli, con tutti i loro stadi intermedi, dell’amore cortese e dell’amore carnale, che con le loro leggi signoreggiano in tante novelle boccacciane. Ma vi è un tema, la celebrazione della classe mercantile, che sembrerebbe di grande attualità per il lettore elisabettiano e la cui omissione sorprende appunto per l’analogia che parrebbe di scorgere tra l’Inghilterra della fine del ’500 e l’Italia dei tempi del Boccaccio”.
18 Ivi, pag. 37
19 Cfr. S. Del Marco, “La ‘beffa’ boccaccesca in alcuni ‘jests books’ elisabettiani’’, in Galigani, (a c.d.) op. cit. pag. 165.
20 G . Galigani, “Boccaccio nel Cinquecento inglese”, in G. Galigani, (a c.d.), op. cit., pag. 32.
21 M . Schlauch, op. cit., chap V, pag. 32.
22 Amorous Fiammetta, London : I.C. Thomas Gubbin and Thomas Newman; 1587; translated by G. Gionano del M. Temp (pseudonimo di Bartolomew Young).
23 M . Schlauch, op. cit., chap. V, pagg. 127-8

 

  

 
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