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       Nelle traduzioni, il cui scopo principale era quello di allargare gli orizzonti del pensiero inglese, i traduttori, pur non essendo molto accurati, trovavano delizioso riportare nella propria lingua opere di autori stranieri, cercando di trasmettere ai lettori la propria gioia. Interpretavano i testi, ma, sia che traducessero opere di una certa levatura culturale, sia che si trattasse di libri popolari, il loro inglese idiomatico rimaneva e risultava, ad un tempo, genuino e vigoroso, pittoresco e dignitoso(5).
   Il particolare linguaggio delle traduzioni influenzò tutta la produzione letteraria: dalla Bibbia, alla Poesia, alla Prosa. Il genere più tradotto dall’italiano fu quello delle Novelle. I giovani letterati delle università inglesi esplorarono questo enorme corpo letterario costituito da brevi racconti in prosa, cercando di trarne personali vantaggi e migliorando il proprio stile di traduzione in traduzione(6).
   Lo storico della letteratura inglese Lewis definisce la novella

...an elaboration of the oral anectode. Interest is concentrated on what happened: character, sentiment, manners, and atmosphere exist only for the sake of the event (7)

 

e ne individua la funzione storica nel produrre forme più alte di fiction e nel fornire dei plots da sviluppare drammaticamente(8).
   Le novelle, per la loro narrazione realistica, si rivolgevano ad un pubblico più vasto, poco colto e raffinato, pur includendo spesso elementi di una certa eleganza quali, ad esempio, lettere d’amore scritte in uno stile artificiale e dirette a gruppi sociali che avevano poco gusto per il discorso e l’azione naturali. Le raccolte di novelle avevano, a volte, una cornice, un filo conduttore in una struttura, che dava unità alle singole narrazioni. Questo tipo di raccolte dette, appunto, Framed Novellas, si diffuse, all’epoca, in Inghilterra sull’esempio di Boccaccio. Questa è anche la forma di Aurelia.
   La novellistica italiana, sviluppatasi nel ’500 sulla scorta di quella trecentesca, aveva come scopo principale quello di “dilettare”, anche se lo mascherava con un intento educativo. I novellieri ruppero con la tradizione umanistica e classicista, sostituendola con un nuovo principio estetico, che aiutasse a rappresentare direttamente la vita e la realtà sociale nell’arte narrativa. Era, questo, un espediente utile a liberare l’arte dalla precettistica formale ed ufficiale della cultura accademica, che andava sempre più isterilendosi in schemi e regole(9).
   La novella ha un’importanza di carattere storico, da un punto di vista sociale e politico, oltre che narrativo-poetico, e si rivela importante soprattutto per la storia del costume cinquecentesco. Autorevole è l’intervento di Benedetto Croce su questo particolare modo di ritrarre il reale:

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Note:

5 Ibidem.
6 M.A. Scott, op. cit, introd. pag.4. O’ Brien (introd. a) in Elizabethan Tales, pag.12
“We must look to the new humanism of the Renaissance to find the springs of this new form, and it is primarily to the Tudor translators that we must turn. The Elizabethan Tale came to life as an aristocratic mode. The expanding world of change set the English mind wandering abroad whence it brought back cargoes of imaginative treasures from Italy, France and Spain”.
7 C.S. Lewis, English Literature in the Sixteenth Century, Oxford 1954, pag. 309. Una definizione senz’altro più completa è quella di Margareth Schlauch, Antecedents of the English Novel 1400-1600 (from Chaucer to Deloney), London, 1963, chap. V, pag. 38:
“...certain anti-romantic, satirical or quasi realistic tales were spoken of as novelle, in contradistinction to medieval exempla and fabliaux the distinction rested on two main differences. First of all, the novelle were written in prose, not in verse (as with the fabliaux): second, they were not obviously designed for homiletic purposes (as with the exempla). They were aimed at a new group of readers and were elaborated with much more detail than their m e d i e v a l predecessors. They advanced at a more leisurely pace, making use of the stylistic decorations fashionable in the Renaissance. The setting is typically urban and mercantile even when the characters bear aristocratic titles... As for rhetorical elements, they are as conspicuous here as in the longer prose narratives, though on a smaller scale”.
8 C .S. Lewis, op. cit., pag. 309.

9 Da: N. Sapegno, Disegno Storico della Letteratura Italiana, Firenze 1948, cap. XII, pagg. 263-64:

“...lo sviluppo della novellistica cinquecentesca in parte si adopera a rielaborare, adattandola allo spirito dei nuovi tempi, la varia materia delle letture amene, e in parte (nei migliori) si rivolge alla ricerca e all’attuazione di una diversa forma narrativa, più ampia e più spedita, più realistica e meno letteraria, con più vita insomma e meno arte, e come tale influisce direttamente sul sorgere della novella e del romanzo moderno in Europa, e in certa misura li precorre”.

 

  

 
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