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"Il figlio maschio" - di GiuseppinaTorregrossa
di Grazia Napoli
“Era appena una giovinetta quando si era resa conto che non le avrebbero mai permesso di lavorare e che il suo posto nella società sarebbe stato all' ombra di un uomo. Allora, pur di non svendersi a un “putiaro” qualsiasi come sua sorella Teresa, aveva deciso di puntare tutto sul fratello Filippo, al quale non era bastata la rappresentanza di una casa editrice: aveva messo su una bancarella di libri in piazza Bologni.”
A dispetto del titolo, il libro parla ancora di donne. Questa volta quelle della famiglia Cavallotto, ancor oggi titolare - a Catania - di una delle più importanti, storiche librerie della Sicilia. Una saga familiare, che dura un secolo e che trova in Concetta, una donna non bella, ma forte e determinata il pilastro, che fa da tramite nel tramandare e consolidare, di generazione in generazione, l' amore per i libri attraverso l'attività di famiglia.
Un libro con una struttura narrativa diversa dai precedenti. In cui si procede per brevi biografie dei personaggi principali, connotati dall’ appartenenza familiare, dai luoghi, dalle epoche. Singole, brevi biografie, che si ricompongono in un tutt’ uno alla fine del volume, quando si arriva all’ oggi, nella libreria catanese, gestita da quattro donne, madre e tre figlie. Una delle quali incinta del figlio maschio, quello che, nell’ immaginario, riprenderà la stirpe, per perpetuarla nell’ amore dei libri.
Una storia vera romanzata, che Giuseppina Torregrossa ha scritto proprio dopo aver conosciuto Angelica Cavallotto, vedova di Vito e prosecutrice di questa grande opera libraria ed editoriale, nata e sviluppatasi nel corso di un secolo tra Palermo e Catania.
Storie vere a cui Giusy ha attribuito, con la propria immaginazione, sentimenti, emozioni, paure, sorrisi. Una buona operazione di ricostruzione storica, che tratteggia caratteri e situazioni, restituendo alla storia della Sicilia e dell’Editoria una fetta identitaria, che stava perdendosi.
Un’operazione che parla di una famiglia per parlare di libri e storie. Una narrazione al femminile, che parla di società, di economia, di cultura, di legami. Un racconto scarno, in quella lingua con inflessione siciliana solo apparentemente concreta e asciutta, ma che sottende significati, riflessioni, suggerimenti profondi. La lingua dei libri di Giusy, in cui – per chi la conosce – pare sentirla parlare con la sua lontana inflessione siciliana, il sorriso sulle labbra, il sigaro in bocca. E’ cosi che Giusy racconta le donne. Guardandole con distacco e amore. Descrivendone bellezza e bruttezza, forza e rassegnazione, salute e malattia.
Lo fa in modo meno diretto anche in questo libro, che ha da poco presentato a Potenza in un incontro affollato e partecipato.
Un legame che si consolida quello con la Basilicata. Dal 2007 con la presentazione del primo libro “L'Assaggiatrice” edito da Rubettino (la recensione è in questa sezione del Sito) presentato poi a Matera al Women's Fiction Festival, dove avvenne e l' incontro con una editor della Mondadori, che portò alla pubblicazione de “Il conto delle minne”.
Lo scorso Settembre - ancora a Matera al Women’s Fiction Festival, - la consegna del “Premio Baccante” e l'annuncio dell' imminente uscita de “Il figlio maschio”.
Leggetelo!
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