Il mio Libro: presentazione

Sono passati molti anni, da quando ho concluso questo lavoro. E' legato al mio periodo di anglista, di studiosa delle let­tere e della cultura di quella civiltà. Sono passati più di dieci anni, da quando, in una lunga, fredda estate londinese, ogni giorno, spulciavo, in silenzio, tra le Cinquecentine gelosa­mente custodite nella North Library del British Museum, alla ricerca di "una notizia in più". E' stato un lungo, faticoso lavoro di esegesi linguistica, culturale, filologica e di ricerca delle fonti originali, nel tentativo di dare dignità scientifica ad una ricerca, che non immaginavo solo come un mero lavoro compilativo, ma che volevo realizzare con la "sinossi" dei documenti, per confrontare il testo inglese con quello da cui era tratto o a cui, comunque, si ispirava, spesso di cultura italiana o classica, qualche volta di cultura mediterranea: francese, spagnola, greca. Intendevo, co­sì, cogliere l'essenza dell'erudizione inglese in età elisabettiana, quando la prosa muoveva i primi passi narrativi e si ali­mentava non dell'osservazione della realtà, ma dello studio dei testi del nostro Medioevo e del nostro Rinascimento.

Aurelia, testo inedito (almeno con questo titolo), di un au­tore minore, contemporaneo di Shakespeare, mi intrigava già nel titolo: un nome di donna. Mi ha attratto poterne scoprire il pensie­ro, la moralità, lo stile di vita, il posto a corte e in società; mi ha affascinato indagare, attraverso il personaggio femminile principale e i suoi ospiti, opinioni, culture, vizi e virtù di un'epoca e delle sue donne. Aurelia narra la vita attraverso la Novella. Questo piccolo e nobile genere, che racchiude, in un racconto breve, un episodio di vita "simbolo di una vita", partendo dalla "cronaca", dai fat­ti reali, ma senza perdere di vista, sullo sfondo, lo scenario più completo del costume e del momento storico. Forse c'è, in nuce, in questa tendenza speculativa, la mia passione per il rac­conto dei "fatti". Aurelia è un'opera che parla di amore, di matrimonio, di solitudine e dell'eterno contrasto tra i sessi. E' un'opera eru­dita, in cui si "cita" quanto era conosciuto e conoscibile nel '500. E' opera dell'Umanesimo europeo, che apre uno squarcio sul sapere, sulle usanze, sulla cultura, sulle abitudini, sulle forme d'arte, le più svariate, in auge nelle corti rinascimentali ita­liane. Ho voluto riprendere e dare alle stampe questo mio lavoro.

Riadattandolo e aggiornandolo, in parte riscrivendolo, alle luce delle mie nuove esigenze di comprensione del testo, del contesto storico e culturale e di nuove capacità di esposizione lingui­stica e critica. Ho sentito il dovere di farlo, come donna, come anglista e come giornalista.

Grazia Napoli
Potenza, Novembre 2001