Dal “Quotidiano” del 8 ottobre 2003
Presentato al conservatorio Gesualdo da Venosa di Potenza
il libro di Grazia Napoli
Il periodo
elisabettiano visto da Aurelia
Di Margherita
Romaniello
Potenza – Aurelia,
nobildonna gentile, raffinata, allegra, pudica e moderna, baluardo di un’epoca
al tramonto e anticipazione dell’età moderna. Lei, “perfetta padrona di casa,
regina delle feste, donna virtuosa, intelligente nei ragionamenti, perfetta
ballerina, intenditrice d’arte, accanita nella difesa del suo sesso” è creatura
capace di stupire, rapire, incantare.
Aurelia è il nome scelto
cinquecento anni fa dallo scrittore inglese Gorge Whetstone per titolare la
sua raccolta di novelle, una specie di Decameron, che, invece delle campagne di
Fiesole, ha come teatro di scena un palazzo nobiliare italiano, visto con gli
occhi edulcorati e raffinati di un gentiluomo inglese. E Aurelia è anche il
titolo con cui Grazia Napoli ha scelto di rivisitare l’opera dello scrittore
inglese vissuto all’epoca della regina Elisabetta I.
Presentato a Potenza,
nell’Auditorium del Conservatorio Gesualdo da Venosa, nell’ambito della
rassegna autunnale degli appuntamenti con la cultura fissati dalla Provincia,
Aurelia si pone come una rivisitazione meno ingessata dell’opera originale. Edito
dalle Edizioni Ermes, il libro ha avuto come maestri cerimonieri il Presidente
della Provincia Vito Santarsiero, il professor Larry Adeyanju, Lettore di
Lingua Inglese presso l’Università della Basilicata e Lucio Attorre, delle
Edizioni Ermes. A fare da mediatore della serata Beatrice Volpe. Un libro dal
sapore anglofono, ma frutto del lavoro di una lucana, che, affascinata dalla
cultura d’oltremanica, ha scelto come oggetto del suo studio un’opera e un
autore poco conosciuti, perché coevi della geniale vena drammaturgica di un
antagonista dalle impari proporzioni: William Shakespeare.
Un libro che in copertina
lascia vedere in controluce la grande protagonista del secolo XVI: Elisabetta I
Tudor e che si compone di due parti. La prima inquadra nel suo contesto storico
Whetstone, la seconda offre una rilettura critica dell’opera originale.
Nei giorni che
intercorrono fra il Natale e il Capodanno dell’anno 1580, l’autore, in viaggio
nel nostro Paese, cerca riparo per la notte e finisce catapultato nel fasto e
nell’eleganza di un palazzo nobiliare, dove gentilezza, raffinatezza e cortesia
sono invitati d’onore. Anche gli altri ospiti si mostrano perfetti cortigiani,
abili nella danza, nella dialettica, nel teatro e nella filosofia. Ognuno di
loro dà prova della propria capacità di raccontare e inventare e si cimenta
nella narrazione di una novella, presa in prestito da Boccaccio, Chaucer,
Omero, Virgilio, Margherita di Navarra.
E nasce così Aurelia,
specchio di un’epoca e di una classe sociale, trasposizione di una donna, che
racchiude in sé mille donne, che conosce il valore del matrimonio, ne difende i
principi e ne esalta le virtù.
Ma perché Grazia Napoli ha
scelto proprio Aurelia, un testo quasi inedito di un autore minore?
“Perché Aurelia è donna, e
con i suoi occhi i vizi, le virtù, la moralità, la vita di corte del suo tempo
sono quelli visti attraverso la sensibilità femminile, e poi perché tutto è
raccontato con lo stile della Novella. Episodio breve, romanzo in miniatura, ma
completo. Con questo libro ho cercato di ricreare l’atmosfera che si respirava
al tempo dell’autore, che poi era quello di Elisabetta I, regina vergine,
amata, odiata, adulata. Una figura forte, unica, della storia anglicana.”
Alla presentazione del
libro è seguita una performance di Teatrodanza, in cui il saggio “Aurelia” è
stato adattato a uno spettacolo, in cui la danza e il teatro hanno
sinotticamente cercato di raccontare il libro dando alle parole chiuse nelle
pagine del libro la capacità di librarsi in alto con la leggerezza di un passo
di danza.
Leart Daraku, Lucia
Vergnano, Hektor Budla, giovani promesse della compagnia del “Balletto di Roma”
hanno animato la scena, con le coreografie di Stefania Di Cosmo. Mariangela
Corona nel ruolo della Regina Elisabetta, Mariano Rigillo bel ruolo dell’autore
hanno regalato al pubblico dell’Auditorium momenti di alta poesia e di
raffinata modernità.