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Addio a Bruno Albano
di Grazia Napoli
Una conoscenza iniziata per ragioni di famiglia, sfociata in una importante, interessante, intrigante collaborazione amicale e professionale.
Bruno Albano era uno dei colleghi di mia madre, ma era soprattutto un vulcano di idee e di iniziative. Aveva grandi capacità organizzative. Riusciva ad andare al di là del “locale”. Aveva una visione già europea, quando l’Europa era ancora solo un’aspirazione. Fu il primo a portare in Basilicata un Festival di Folk Internazionale. Una ridda di suoni, colori, tradizioni mai viste, che rallegravano le nostre estati. Realizzazioni che partivano dallo studio, dalla competenza, dalla capacità di guardare avanti, senza trascurare – valorizzandolo – cio’ che lo circondava nel suo mestiere, nella politica, nelle attività del Circolo Culturale e della Pro Loco.
Tutto questo, per una giornalista che racconta la sua terra, è per forza una “notizia”.
Fui sorpresa e onorata quando mi scelse, insieme a Giulio Stolfi, per redigere il testo di un video documentario su Pignola. Ce la misi tutta. Spero di essere riuscita. Per dieci anni collaborammo al Premio di Medicina intitolato a Potito Petrone, per i giovani laureati. Quell’esperienza la racchiudemmo, con grande capacità di sintesi, in un opuscolo.
Una delle ultime cose che ricordo fu il grande piacere e la partecipazione emotiva con cui lo aiutai a divulgare la poesia del figlio Francesco.
La sua scomparsa ha privato tutti noi lucani, oltre che di un eccellete educatore, di una persona in grado di “leggere” il territorio e le sue esigenze culturali, per trasformarle in proposta originale, realizzazione, visione. Ci manca.
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