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The Night Writer, diario notturno di Jan Fabre
di Grazia Napoli


Chi era Jan Fabre? A questa domanda cerca di rispondere, a più livelli, "The Night Writer Giornale notturno", il monologo messo in scena dal bravissimo attore napoletanto Lino Musella. Noi lo abbiamo visto a potenza nell'ambito del Città delle 100 Scale Festival.

Sul palco, illuminato da un faro ad hoc, Musella /Fabre è seduto ad una semplice scrivania, composta da un cristallo e due cavalletti. Legge, scrive, disegna, racconta. Alle spalle, il fondale con una gigantesca proiezione, anche della sua ombra; a terra: una pedana di sale, su cui spuntano, come creste lunari, quattro pietre, le "Stein", che - viste da lontano - sembrano teste di animali.



Lino Musella


Musella è bravissimo a cambiare pelle ad ogni capitolo. Recita uno zibaldone scritto da Jan Fabre in lunghe notti insonni. Raccoglie, come in un flusso, i suoi pensieri sull'arte, sul senso della vita, sulla famiglia, sul sesso, sull'amore: dai vent'anni di un giovane di provincia, sino alla maturità dell'artista celebrato in tutto il mondo. Nel copione: anche brani tratti dai suoi scritti per il teatro. In sovrimpressione le sue frasi più famose ed evocative, ad esempio: "io sono un errore".

Come in una confessione, si mette a nudo con spregiudicatezza, con ironia e crudeltà. Il perfetto Lino Musella dà corpo a questo "diario umano". Da grande attore incarna con verità, con poesia, con commozione, con ironia e con intelligenza questo carico di vita e di pensieri, con la stessa potenza, vitalità e bellezza, con cui l'autore li ha trasferiti su carta.

La lettura del diario ci introduce alle molteplici, contraddittore e intriganti sfaccettature di Jan Fabre, che si rivela di volta in volta visionario, disarmante e scaltro, pungente e commovente, provocatorio ed esitante, sovversivo e orgoglioso della propria tradizione figurativa fiamminga.

Emerge poi un'evidente e significativa discrepanza tra la vita del giorno, ricca comunque di impressioni, sensazioni, lavoro, performance, mostre, progetti e quella ancora più intensa della notte, intima, lacerante, sconvolgente, colma di furia creativa, ora meditativa, ora "sanguigna".

Ne esce uno spettacolo di rara intensità, crepuscolare e visionario, divertente e dissacrante.

Musella si immedesima e si identifica talmente col testo da rinviare all'immagine di un Fabre che legga/rilegga i suoi appunti di riflessione esistenziale. Mentre recita e parla con il pubblico,  si accende varie sigarette, beve acqua simbolo di qualche alcolico.

Uno spettacolo non facilissimo, che ha il pregio di far conoscere Jan Fabre anche a chi non ha mai visto una sua opera

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