"Scampoli" di cultura lucana
di Grazia Napoli
Il tempo può cristallizzarsi in un abito? Qual è l’istante che viene fermato in una fattura artigianale, in cui una cultura antica si mostra in un oggetto funzionale, moderno e chic?
Lo stilista Michele Miglionico ha intrapreso, da qualche anno, una nuova ricerca, che porta nelle sue collezioni la tradizione della sua Lucania, in una resa spettacolare ed elegante.
I tessuti, la maglia, i corsetti, le fogge delle ultime collezioni richiamano la tradizione di una terra antica e povera.
L'ho incontrato nel suo nuovo atelier a Potenza.
D: Come inserisci e focalizzi elementi culturali lucani nelle tue collezioni? E perché?
R: Molti anni fa una giornalista, a Roma, mi chiese come mai nelle mie collezioni non ci fosse traccia della mia regione. Io – che inseguivo una visione internazionale e senza confini della moda - le risposi che non ero interessato. E lei mi disse: “peccato perché quando c’è una forte connotazione culturale, la terra da cui provieni prima o poi ti chiama”. E questo è vero! Oggi ho capito che devi partire per poter tornare. Per me la Lucania – mi piace chiamarla Lucania, non Basilicata - ha una connotazione di antico, di ancestrale e povero, che richiede ingegno per poter vivere. Ed è quello che io cerco di applicare ai miei vestiti. Mi potrei ispirare alla grande cultura lucana della Magna Grecia ad esempio, ma non è quello che voglio. La Basilicata è un diamante grezzo, che rimane tale.
D: Cosa ti affascina di più?
R: Mi affascinano gli usi e i costumi. Ricordo le donne vestite di nero alle processioni a cui andavo con mia nonna, le lenzuola e le coperte più belle ai balconi… sono partito da queste suggestioni e mi sono chiesto come potessi esprimerle con un abito, ma soprattutto con le atmosfere. L’abito passa, è ciò che sta dietro, che sintetizza la cultura.
D: E’ il caso della collezione ispirata agli abiti delle Statue delle Madonne, che vengono portate in processione nei paesi lucani…
R: Esatto. In quella collezione c’è il tentativo di rendere chic pezzi di una cultura che è popolare. Gli abiti, ma anche gli accessori e gli show di presentazione.
Devi comunque cercare spunti. Ho visto in una antica merceria di Potenza i foulards che portavano una volta le donne lucane. Di un color fango terribile e ho pensato “cosa farci?”. Magari delle gonne… vedremo…
D: A proposito di gonne. Nell’ultima collezione, quella per la Primavera Estate 2021 di cui sono state recentemente presentate solo delle capsule – alla stazione marittima di Salerno per la Seconda edizione dell’Evening Dresses Show - ce n’è una versione particolare.
R: Si gonne in tulle. E’ un’idea nata dall’osservazione di un costume lucano visto in una vecchia immagine in casa di un amico. La donna aveva questa gonna sostenuta da un sotto gonna voluminoso, a balze. Ma di cotone non di tulle. E un corpetto striminzito e ricamato, bellissimo. Tutte idee che si possono attualizzare. Oggi da noi in Lucania c’è ancora chi ricama o lavora a maglia. Ci sono i tessuti ricavati dai filati delle ginestre. Insomma c’è l’artigianalità, che si sposa con la natura e i prodotti locali. E tutto questo ispira i miei abiti.
D: Anche i colori?
R: Certo. La collezione per l’estate 2021 è una prosecuzione di quella sugli abiti delle Madonne, ma più contestualizzata, leggera, colorata, stampata. Il verde del Pollino, il giallo della ginestra, il rosa, che è il colore che mi fa pensare all’estate, naturalmente il rosso. Abbiamo bisogno di ottimismo in questo momento, per cui “sì al colore!”
D: Stare più tempo in Basilicata consentirà nuove ricerche?
R: Senza dubbio. Come le Madonne nacquero in un momento di ravvicinamento mio al territorio, cosi ora studierò, in questo nuovo atelier potentino, i miei nuovi prototipi. Oggi grazie alla tecnologia si rimane connessi con il mondo e questo mi consente di pensare e creare qui, ma allo stesso tempo seguire le mie sarte e il mio atelier a Roma.
D: Su cosa ti stai concentrando?
R: Sulle tradizioni antiche. Ad esempio, la transumanza… la puoi riportare ad esempio in una giacca lineare e impreziosirla con tanti bottoni a forma di campanellino, che ricordino i campanacci. Sempre con una nota chic. Io sono ombroso e schivo come i lucani, ma anche orgoglioso della mia lucanità, soprattutto quando sono fuori regione. E dalla mia lucanità ora voglio attingere.
In una mia collezione le donne portavano calzettoni di lana. Una giornalista mi disse che non le piacevano. Ma da noi, nei paesi interni la lana è importante. Le donne – anche giovani - ancora oggi portano gonne sul ginocchio con i calzettoni di lana.
D: Prossima ispirazione culturale?
R: La magia, il racconto culturale che c’è dietro e come è nato. Nei tessuti, nei colori nei ricami, nei pizzi. Uno dei miei tubini neri estivi è in un pizzo che nella trama riproduce i fiori di cardo… La cultura lucana è tra le più povere e chiuse del Sud, ma ha in sé la “magia” e questo mi interessa molto.
- Questo articolo è stato pubblicato sulnumero 90 della riviata culturale online Goccedautore.it diretta da Eva Bonitatibus
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